17 MAGGIO

IMMIGRATI: ROSSI, MODELLO TOSCANO PER MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE

IMMIGRAZIONE: ROSSI,MODELLO TOSCANO PER ACCOGLIENZA SOLIDALE

LIBIA: ARCIVESCOVO MARCHETTO,CREARE 'CORRIDOI' PER RIFUGIATI

IMMIGRATI: ROSSI, IL 'MODELLO TOSCANO' PER UN MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE

IMMIGRATI: ROSSI, IL 'MODELLO TOSCANO' PER UN MEDITERRANEO PIÙ ACCOGLIENTE

APERTI DA CARDINI A FIRENZE I ''COLLOQUIA MEDITERRANEA''

COOPERAZIONE: ROSSI, MODELLO TOSCANA PER MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE

INTERVENTO DELL'AMBASCIATORE DELL'ALBANIA LLESH KOLA

EMILIANO A FIRENZE PER IL CONVEGNO "IL MEDITERRANEO E LE CITTÀ"

ROSSI: IL "MODELLO TOSCANO" PER UN MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE


 

IMMIGRATI: ROSSI, MODELLO TOSCANO PER MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE
Firenze, 17 maggio (AGI)

"Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda gli è".
Intervenendo al convegno fiorentino della Fondazione Giovanni Paolo II ("Il Mediterraneo e le città"), il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha così sintetizzato, lodandolo, il comportamento avuto in Toscana dalle forze dell'Ordine nei giorni dell'accoglienza degli immigrati tunisini.
"Sbarcati gli immigrati dalla nave - ha spiegato Rossi - c'era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento".
In una iniziativa, sostenuta dalla Regione Toscana, che in modo inevitabile ha rinviato agli storici colloqui euromediterranei di Giorgio La Pira (una trentina gli ambasciatori presenti da molti Paesi delle rive mediterranee, quasi 80 giovani borsisti da 26 Paesi, esponenti qualificati delle tre religioni monoteiste, molti docenti universitari) Enrico Rossi ha sottolineato come sia impossibile, e inutile, "ripetere meccanicamente La Pira ma è necessario andare oltre per essere davvero fedeli al suo insegnamento".
Riferendosi alla visita del capo di Stato, Giorgio Napolitano, in Israele e nei territori palestinesi, Enrico Rossi ha detto: "non avanziamo pretese, ma noi ci siamo", rilanciando possibilità di "offrire Firenze e l'intera Toscana come luogo di incontro fra palestinesi e israeliani".
E sempre a proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo "in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza".
Altre quattro le proposte da Rossi "perché non ci possiamo sottrarre alla costruzione di una politica della unità del Mediterraneo: ce lo domanda il nostro futuro, non il nostro passato"): "contribuire a una rete forte fra Regioni e enti locali delle due rive mediterranee, nord e sud, in modo da sostenere processi di democrazia; sviluppare una rete di università fra nord e sud con programmi di mobilità studentesca da e verso la Toscana; sostenere il dialogo fra culture; fare dell'accoglienza degli immigrati un grande strumento per l'unita' del Mediterraneo".

 


 

IMMIGRAZIONE: ROSSI,MODELLO TOSCANO PER ACCOGLIENZA SOLIDALE
PRESIDENTE CONFERMA CREAZIONE SPECIFICO UFFICIO MEDITERRANEO.
Firenze, 17 maggio (ANSA)

''Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda chi è''. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi intervenendo oggi al convegno fiorentino della Fondazione Giovanni Paolo II, 'Il Mediterraneo e le città''.
Rossi ha così lodato il comportamento avuto in Toscana dalle forze dell'Ordine nei giorni dell'accoglienza degli immigrati tunisini. ''Sbarcati gli immigrati dalla nave - ha spiegato Rossi - c'era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento''.
Riferendosi alla visita del capo di Stato, Giorgio Napolitano, in Israele e nei territori palestinesi, Enrico Rossi (''non avanziamo pretese, ma noi ci siamo'') ha rilanciato la possibilità di ''offrire Firenze e l'intera Toscana come luogo di incontro fra palestinesi e israeliani''. E sempre a proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo (''in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza''). Altre quattro le proposte da Rossi (''perché non ci possiamo sottrarre alla costruzione di una politica della unità del Mediterraneo: ce lo domanda il nostro futuro, non il nostro passato''): ''contribuire a una rete forte fra Regioni e enti locali delle due rive mediterranee, nord e sud, in modo da sostenere processi di democrazia; sviluppare una rete di università fra nord e sud con programmi di mobilità studentesca da e verso la Toscana; sostenere il dialogo fra culture; fare dell'accoglienza degli immigrati un grande strumento per l'unità del Mediterraneo''.
Su quest'ultimo punto, Enrico Rossi è tornato più volte per ribadire la novità e l'efficacia del ''modello toscano di accoglienza'': dislocare gli immigrati, in piccoli gruppi, in case di ospitalità gestite dal volontariato religioso e laico e in accordo con gli enti locali. Insieme al presidente di Regione Toscana erano presenti al tavolo di ''Colloquia Mediterranea'', tra gli altri, l'on Rocco Buttiglione, il sindaco di Bari Michele Emiliano, la portavoce Nazioni Unite per i rifugiati Laura Boldrini.

 


LIBIA: ARCIVESCOVO MARCHETTO,CREARE 'CORRIDOI' PER RIFUGIATI
Firenze, 17 maggio (ANSA)

In Libia ''si creino dei corridoi umanitari per quanti vi sono rimasti intrappolati e che sono rifugiati, seppur mai riconosciuti, per principio ideologico, dal Governo libico, o addirittura respinti a suo tempo dall'Italia. Non perdiamo il treno della storia, non pensiamo di fermare il mare con un pettine!''. Lo ha detto l'arcivescovo Agostino Marchetto, già segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e gli itineranti ribadendo le posizioni espresse nel libro intervista con Marco Roncalli pubblicato dall'Editrice La Scuola: 'Chiesa e migranti. La mia battaglia per una sola famiglia umana'. Marchetto è intervenuto oggi al convegno internazionale 'Il Mediterraneo e le città'' sul tema 'I migranti del Mediterraneo e la Chiesa Cattolica'.
Assurdo, secondo Marchetto, lo ''spazio Schengen'' dove non si ritengono ''nemici'' gli Stati, ma si valutano come una ''minaccia'' i Paesi considerati di origine o di transito delle migrazioni. Citando uno dei suoi ultimi libri, infine, l'arcivescovo ha auspicato ''l'assunzione da parte dell'Europa di una strategia africana, poiché l'Africa è nostro alleato naturale in un mondo in cui nell'arena internazionale accanto a Stati-nazioni vi sono Stati-continenti. Si dovrebbe poi attendere che ci raggiunga, in futuro, il mondo arabo. Del resto dalla crisi libica si dovrebbe aver imparato che non si può procedere saggiamente in Africa senza l'accompagnamento dell'Unione Africana e della Lega Araba. Dobbiamo insomma guardare lontano, non essere miopi; più che del microscopio ci occorre il cannocchiale, e questo vale soprattutto per gli uomini politici, inchiodati in genere, nello sguardo, sul tempo del loro corto mandato elettorale''.

 


IMMIGRATI: ROSSI, IL 'MODELLO TOSCANO' PER UN MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE
Firenze, 17 maggio - (Adnkronos)

Insieme al presidente di Regione Toscana erano presenti al tavolo di ''Colloquia Mediterranea'', coordinati dal consigliere regionale Nicola Danti, l'on Rocco Buttiglione, il sindaco di Bari Michele Emiliano, la portavoce Nazioni Unite per i rifugiati Laura Boldrini gli ambasciatori dell'Albania presso lo Stato italiano e del Montenegro presso la Santa Sede, Lesh Kola e Antun Sbutega.
Nella sessione precedente (''Uomini e donne del Mediterraneo''), sempre ospitata nel salone Brunelleschi dell'Istituto degli Innocenti, era intervenuto il segretario emerito del Pontificio Consiglio per i Migrantes, mons. Agostino Marchetto con un appello ''affinché in Libia si creino corridoi umanitari per quanti vi sono rimasti intrappolati e che sono rifugiati, seppur mai riconosciuti, per principio ideologico, dal Governo libico o addirittura respinti a suo tempo dall'Italia''.
Il presule (''Non perdiamo il treno della storia, non pensiamo di fermare il mare con un pettine'') ha auspicato ''l'assunzione da parte dell'Europa di una strategia africana, poiché l'Africa è il nostro alleato naturale''. E un invito esplicito, da Marchetto, ai politici (''inchiodati, in genere, sul tempo del loro corto mandato elettorale'') affinché non siano ''miopi'' e guardino lontano (''più che del microscopio ci occorre il cannocchiale''). A tale scopo Rossi ha espresso parole positive sulla necessità di ripetere, con periodicità, questo tipo di appuntamento (''accompagnando il dialogo tra le culture e le religioni nate dal ceppo di Abramo'').
Riferendosi alla visita del capo di Stato, Giorgio Napolitano, in Israele e nei territori palestinesi, Enrico Rossi (''non avanziamo pretese, ma noi ci siamo'') ha rilanciato la possibilità di ''offrire Firenze e l'intera Toscana come luogo di incontro fra palestinesi e israeliani''.
E sempre a proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo (''in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza'').

 


IMMIGRATI: ROSSI, IL 'MODELLO TOSCANO' PER UN MEDITERRANEO PIÙ ACCOGLIENTE
Firenze, 17 maggio (Adnkronos)

''Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda chi è''. Intervenendo al convegno fiorentino della Fondazione Giovanni Paolo II (''Il Mediterraneo e le città''), il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha così sintetizzato, lodandolo, il comportamento avuto in Toscana dalle forze dell'ordine nei giorni dell'accoglienza degli immigrati tunisini.
''Sbarcati gli immigrati dalla nave - ha spiegato Rossi - c'era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento''.
In una iniziativa, sostenuta dalla Regione Toscana, che in modo inevitabile ha rinviato agli storici colloqui euromediterranei di Giorgio La Pira (una trentina gli ambasciatori presenti da molti Paesi delle rive mediterranee, quasi 80 giovani borsisti da 26 Paesi, esponenti qualificati delle tre religioni monoteiste, molti docenti universitari) Enrico Rossi ha sottolineato come sia impossibile, e inutile, ''ripetere meccanicamente La Pira ma e' necessario andare oltre per essere davvero fedeli al suo insegnamento''.

 


APERTI DA CARDINI A FIRENZE I ''COLLOQUIA MEDITERRANEA''
Firenze, 17 maggio (Adnkronos)

Ma varie altre città (''inevitabili protagoniste nel processo di pace'', ha concluso Guido Bellatti Ceccoli, studioso del dialogo interreligioso) hanno fatto da sfondo al racconto intrecciato nel ''Colloquia Mediterranea'': da Livorno (''figlia certificata del crogiolo mediterraneo'') con Claudio Frontera a Tunisi (''mosaico di stili'') con la ricercatrice luganese Federica Frediani.
E poi la lontana Recife in Sud America con il professore universitario Luiz Carlos Luz Marques secondo cui ''dalle radici della violenza e della sofferenza si può ripartire per una nuova pedagogia della pace'' (il docente alla Cattolica, che più volte ha citato mons. Helder Camara, ha raccontato alcune esperienze, in questa città, di dialogo interreligioso, compreso un master che si estende perfino alla stregoneria wicca).
Altre esperienze di dialogo interculturale e interreligioso sono venute da Dieter Brandes, direttore di una Fondazione che ha sede a Sibiu (Romania) lavorando sulla necessaria riconciliazione fra Europa orientale e occidentale (''Dobbiamo partire dai bambini insegnando fino dall'infanzia esercitarsi nel reciproco rispetto'').
È intervenuto al colloquio fiorentino anche Alija Behmen, dal 2003 sindaco di Sarajevo città che da pochi giorni è stata riconosciuta come ''capitale europea per la cultura'' (edizione 2014) e città dove (''nell'arco di soli quattrocento metri'', ha notato il sindaco) sono collocati ben quattro edifici religiosi delle tre religioni monoteiste: la cattedrale cattolica, quella serbo-ortodossa, la moschea e la sinagoga (''E di questo, che è un arricchimento ulteriore per la città intera, siamo tutti molto orgogliosi così come lo siamo nel puntare sulla cultura come strumento per avvicinare le persone'').

 


COOPERAZIONE: ROSSI, MODELLO TOSCANA PER MEDITERRANEO PIÙ SOLIDALE
Firenze, 17 maggio (ASCA)

''Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda chi è''.
Intervenendo al convegno fiorentino della Fondazione Giovanni Paolo II 'Il Mediterraneo e le città', il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha così sintetizzato, lodandolo, il comportamento avuto in Toscana dalle forze dell'Ordine nei giorni dell'accoglienza degli immigrati tunisini.
''Sbarcati gli immigrati dalla nave - ha spiegato Rossi - c'era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento''.
In una iniziativa, sostenuta dalla Regione Toscana, che in modo inevitabile ha rinviato agli storici colloqui euromediterranei di Giorgio La Pira (una trentina gli ambasciatori presenti da molti Paesi delle rive mediterranee, quasi 80 giovani borsisti da 26 Paesi, esponenti qualificati delle tre religioni monoteiste, molti docenti universitari) Enrico Rossi ha sottolineato come sia impossibile, e inutile, ''ripetere meccanicamente La Pira ma è necessario andare oltre per essere davvero fedeli al suo insegnamento''. A tale scopo Rossi ha espresso parole positive sulla necessità di ripetere, con periodicità, questo tipo di appuntamento, ''accompagnando il dialogo tra le culture e le religioni nate dal ceppo di Abramo''.
A proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo ''in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza''.

 


Discorso dell'Ambasciatore della Repubblica di Albania in Italia, S.E. Llesh Kola, nel convegno internazionale
"Il Mediterraneo e le città. Dinamiche economiche, culturali e spirituali tra le città, le regioni e i popoli del Mediterraneo"

Riflessioni sul futuro del Mediterraneo
Firenze, 17 maggio 2011


Sua Eccellenza Monsignor Luciano Giovanetti,
Illustre Presidente Enrico Rossi,
Eccellentissimi Ambasciatori,
Illustri partecipanti,
Sono lieto di partecipare a questo evento organizzato dalla Fondazione Giovanni Paolo II e la Regione Toscana, dedicato alla cooperazione nel Mediterraneo e la nobile missione per creare ponti di dialogo tra popoli, culture e religioni in questa regione.

Parlare del Mediterraneo e la complessità della sua problematica non è facile. Il Mediterraneo è la nostra regione, ma con diversità etniche, politiche, economiche, culturali e religiose. È la regione in cui abbiamo interessi noi e il mondo intero. Ebbene, il Mediterraneo è il nostro mare, e anche degli altri. Il Mediterraneo è il nostro spazio geografico comune, dove vivono popoli con realtà e storie diverse. Noi ci sentiamo e siamo mediterranei, ma allo stesso tempo siamo europei, balcanici, magrebini, africani, arabi, ecc. Siamo nella stessa regione e dobbiamo vivere in amicizia e cooperazione. Se qualcuno non vuole, com’è successo nella storia, oggi le dobbiamo dire che siamo "condannati" a vivere e costruire il nostro futuro insieme.
L'importanza e i grandi interessi hanno fatto del Mediterraneo fonte di conflitto e campo di battaglie. Noi mediterranei, più che protagonisti, siamo stati utilizzati da altri. È tempo per noi di pensare insieme per la nostra regione. Se uniamo i nostri interessi, le nostre energie, il Mediterraneo sarà il nostro mare e il nostro benessere. Abbiamo problemi? Si e anche molti, ma sono i problemi della crescita, dello sviluppo. Ma chi non ha problemi. Passano. È importante che il sistema esiste e bisogna farlo funzionare. Poi tutto sarà storia.
Nella nostra regione ci sono paesi con problemi. Ma esiste anche un modello che ha avuto successo. È quello dell’Europa, è l'UE, che ha prodotto grandi risultati, ove i popoli dei paesi membri godono di democrazia e prosperità.
Noi balcanici abbiamo beneficiato di questo modello e la nostra realtà di oggi è la migliore testimonianza. I Balcani, da una regione piena di conflitti, da sempre una polveriera, è oggi una regione di pace, di comunicazione e cooperazione. I nostri paesi cooperano tra loro e sviluppano iniziative regionali. Oggi, i nostri popoli parlano la stessa lingua, quella di Bruxelles, dell'integrazione. Abbiamo la stessa prospettiva, quella di unirsi alla comunità dei valori condivisi, all'Unione europea.
Come ci siamo arrivati? Con la nostra volontà abbiamo cambiato il nostro sistema, abbracciando la democrazia, costruendo lo stato di diritto, rispettando i diritti umani, abbiamo costruito una libera economia di mercato.
Ogni paese deve offrire i suoi valori, i suoi successi, e non i suoi problemi.
L’Albania e noi albanesi invitiamo e offriamo come esperienza:
Il buon vicinato con i paesi della regione. Questo ha fatto dell'Albania e degli albanesi un fattore di pace, ampiamente riconosciuto e apprezzato.
La tolleranza e la coesistenza religiosa, un vero modello storico e attuale per la nostra nazione.
La tolleranza e la convivenza con le minoranze etniche e culturali.
I ricchi valori storici della nostra tradizione e cultura, l’ospitalità e l'amicizia, le bellezze naturali del nostro paese.
I risultati di ogni paese della nostra regione devono essere una motivazione per gli altri, come anche i problemi di ogni paese del Mediterraneo devono essere considerati problemi di tutti. Ci piace o no, ma riguardano tutti noi. Spesso ribadisco che noi, i paesi in via di sviluppo, non abbiamo bisogno di inventare strade nuove. Abbiamo solo bisogno di conoscere i valori, di guardare alla storia in positivo e conoscere le migliori pratiche per attuarle nei nostri paesi. Il Mediterraneo è ricco di valori e di patrimoni. È fondamentale conoscerli e utilizzarli.
Prendiamo l'immigrazione. È una piaga che ha toccato il Mediterraneo ed è ancora molto attuale. Nessuno fugge volentieri dal proprio paese. Chiunque lascia la propria patria ha un grosso guaio. La migrazione ha le sue origine nel bisogno, nella povertà della gente, ma anche nei problemi politici dei loro paesi. È una preoccupazione per i paesi europei come l'Italia che riceve i migranti. È una crisi ed una tragedia per i paesi e i popoli da dove provengono. Vorrei suggerire di guardare positivamente. Non dimentichiamo che le crisi e i problemi non continuano per sempre. Sono temporanei. Dopo di loro arriva il buon tempo, la normalità ed é lì che si nasconde la gratitudine, associata con l’amicizia e la collaborazione che sono più longevi di qualsiasi crisi.
Un esempio è il mio paese. 20 anni fa gli albanesi erano come i tunisini, i libici e gli africani di oggi. Avevano lasciato il loro paese per una vita migliore. 20 anni fa, gli albanesi sono stati un problema per l'Italia e gli italiani. Oggi, gli albanesi integrati sono una storia di successo. Sono ponte di amicizia e di cooperazione. L’Albania da un problema di ieri, è oggi un partner affidabile e strategico dell'Italia. Se 20 anni fa, l'Italia era il paese che ha aiutato ad affrontare i numerosi problemi del post dittatura in Albania, oggi gode i frutti di questo aiuto ed è il nostro miglior partner, il paese con cui abbiamo rapporti più intensi e una cooperazione eccellente in tutti i campi, é il primo partner economico, il primo paese con i maggiori investimenti, con il quale ci lega una speciale amicizia e affetto.
In questa linea vorrei suggerire e incoraggiare l’Italia di continuare ad affrontare i problemi con l’immigrazione recente proveniente dal Maghreb e dal Nord Africa anche se gli altri paesi dell'UE non supportano adeguatamente a far fronte insieme a questo fenomeno, dovrebbe continuare ad agire positivamente perché la crisi è temporanea. Un aiuto di oggi, domani seguirà la gratitudine e la collaborazione. I popoli dei paesi del Maghreb e del Nord Africa passeranno questo momento difficile. Essi saranno ancora lì, inviteranno l’Italia a costruire relazioni e collaborazione, come abbiamo fatto noi albanesi.
Il successo della cooperazione nel Mediterraneo non è garantito se non saranno coinvolti tutti gli attori della società. Le istituzioni non sono abbastanza, non basta nemmeno la buona volontà dichiarata dai politici, ne le loro visite ed i contatti. Bisogna coinvolgere tutti gli interessati, incluso la società civile. Dico questo anche in una realtà non molto ottimista. Varie iniziative che sono sorte per il Mediterraneo non hanno avuto il successo che ci aspettavamo, perché prima di tutto l’impatto nei nostri paesi e nelle nostre società non è stato grande, cosi è stato per l'Unione per il Mediterraneo.
Noi mediterranei, Prima di pensare alle nostre differenze storiche, culturali o religiose, dovremo pensare agli elementi che ci legano. Dobbiamo lavorare noi, le istituzioni, per fare in modo che i nostri popoli si conoscono meglio, comunicano di più, si muovono liberamente. Senza conoscerci, muoversi e comunicare non c’è un futuro comune. In altre parole, più che noi istituzioni con i popoli, devono comunicare i popoli l’uno con l’altro. Se non lo facciamo noi, lo farà la gioventù, che non è isolata. Internet, facebook, ecc. hanno aperto le vie della conoscenza. Oggi i giovani del Mediterraneo sono insieme perché comunicano tra loro. Anche se la geografia e le condizioni politiche ed economiche li dividono, sono comunque insieme e solidari.
Non c'è dubbio che la prospettiva della regione del Mediterraneo la vedo positiva, con sviluppi politici, economici, sociali e culturali. Sono i popoli mediterranei stessi che amano la pace e la stabilità, e qualsiasi politico o raggruppamento politico, anche se radicale, non può impedire questo desiderio dei popoli. Le migliori alleanze, i rapporti più sicuri sono con i popoli e i paesi liberi.
In conclusione, vorrei salutare ancora una volta i lavori di questa Conferenza con la convinzione che essa ha fornito un prezioso contributo al rafforzamento del dialogo e della collaborazione Mediterranea. Saluto di nuovo e ringrazio la Fondazione Papa Giovanni Paolo II per averci riuniti a Firenze, in questa bella città italiana, europea, mediterranea, come ci riunisce, noi tutti, l’ideale del Santo Padre, il Papa di tutti i popoli e paesi.
Grazie a tutti.

     

 


Emiliano a Firenze per il convegno “Il Mediterraneo e le Città”
Firenze, 17 maggio


Oggi martedì 17 maggio, il sindaco Michele Emiliano, partecipa a Firenze al convegno “Il Mediterraneo e le Città: prospettive economiche, culturali e spirituali tra le Città, le regioni e i popoli del Mediterraneo”. Nello specifico Michele Emiliano concluderà i lavori della IV sessione dal titolo “Il mare dell’accoglienza” che si terrà a partire dalle ore 9.00 nel salone Brunelleschi presso l’Istituto degli Innocenti. Il convegno, promosso dalla Regione Toscana e dalla Fondazione Giovanni Paolo II, intende avviare una riflessione sulle ricchezze e sulle speranze del Mediterraneo con il coinvolgimento delle istituzioni politiche, del mondo economico, delle religioni e degli universi culturali per rafforzare in alcuni casi e per promuovere in altri un dialogo tra le città, le regioni e i popoli del Mediterraneo.

 

 


Agenzia di informazione della Giunta Regionale

 

Rossi: il “modello toscano” per un Mediterraneo più solidale

Firenze, 17 maggio

“Prima si accoglie chi ha bisogno, poi gli si dà da mangiare e solo dopo gli si domanda chi è”. Intervenendo al convegno fiorentino della Fondazione Giovanni Paolo II (“Il Mediterraneo e le città“), il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha così sintetizzato, lodandolo, il comportamento avuto in Toscana dalle forze dell’Ordine nei giorni dell’accoglienza degli immigrati tunisini.
“Sbarcati gli immigrati dalla nave – ha spiegato Rossi – c’era da procedere alle pratiche di identificazione: con grande saggezza è stato evitato di concentrare in un solo luogo centinaia di uomini che, invece, sono stati inseriti in tante piccole comunità; è stata data loro una immediata accoglienza e solo dopo si è proceduto alle pratiche di riconoscimento”.

In una iniziativa, sostenuta dalla Regione Toscana, che in modo inevitabile ha rinviato agli storici colloqui euromediterranei di Giorgio La Pira (una trentina gli ambasciatori presenti da molti Paesi delle rive mediterranee, quasi 80 giovani borsisti da 26 Paesi, esponenti qualificati delle tre religioni monoteiste, molti docenti universitari) Enrico Rossi ha sottolineato come sia impossibile, e inutile, “ripetere meccanicamente La Pira ma è necessario andare oltre per essere davvero fedeli al suo insegnamento”. A tale scopo Rossi ha espresso parole positive sulla necessità di ripetere, con periodicità, questo tipo di appuntamento (“accompagnando il dialogo tra le culture e le religioni nate dal ceppo di Abramo”).

Riferendosi alla visita del capo di Stato, Giorgio Napolitano, in Israele e nei territori palestinesi, Enrico Rossi (“non avanziamo pretese, ma noi ci siamo”) ha rilanciato la possibilità di “offrire Firenze e l’intera Toscana come luogo di incontro fra palestinesi e israeliani”.

E sempre a proposito del rapporto fra Toscana e Mediterraneo, Rossi ha confermato la volontà di istituire, nella struttura regionale, uno specifico ufficio per il Mediterraneo (“in modo da sviluppare efficaci dispositivi di cooperazione economica coinvolgendo il sistema Toscana nella sua interezza”).

Altre quattro le proposte da Rossi (“perché non ci possiamo sottrarre alla costruzione di una politica della unità del Mediterraneo: ce lo domanda il nostro futuro, non il nostro passato”): “contribuire a una rete forte fra Regioni e enti locali delle due rive mediterranee, nord e sud, in modo da sostenere processi di democrazia; sviluppare una rete di università fra nord e sud con programmi di mobilità studentesca da e verso la Toscana; sostenere il dialogo fra culture; fare dell’accoglienza degli immigrati un grande strumento per l’unità del Mediterraneo”.

Su quest’ultimo punto, Enrico Rossi è tornato più volte per ribadire la novità e l’efficacia del “modello toscano di accoglienza”: dislocare gli immigrati, in piccoli gruppi, in case di ospitalità gestite dal volontariato religioso e laico e in accordo con gli enti locali; abbattere i muri della paura, in rapporto al territorio, con un governo intelligente e solidale del fenomeno; rifiutare il modello delle tendopoli e dei grandi concentramenti; coordinare tutte le istituzioni locali, le prefetture, le associazioni; rassicurare i cittadini, sconfiggendone i timori (“dalla paura alla politica”). Ed è così – ha sintetizzato Rossi – che, in un mese, sono stati accolti circa 800 immigrati.

Insieme al presidente di Regione Toscana erano presenti al tavolo di “Colloquia Mediterranea“, coordinati dal consigliere regionale Nicola Danti, l’on Rocco Buttiglione, il sindaco di Bari Michele Emiliano, la portavoce Nazioni Unite per i rifugiati Laura Boldrini gli ambasciatori dell’Albania presso lo Stato italiano e del Montenegro presso la Santa Sede, Lesh Kola e Antun Sbutega.

Nella sessione precedente (“Uomini e donne del Mediterraneo“), sempre ospitata nel salone Brunelleschi dell’Istituto degli Innocenti, era intervenuto il segretario emerito del Pontificio Consiglio per i Migrantes, mons. Agostino Marchetto con un appello “affinché in Libia si creino corridoi umanitari per quanti vi sono rimasti intrappolati e che sono rifugiati, seppur mai riconosciuti, per principio ideologico, dal Governo libico o addirittura respinti a suo tempo dall’Italia”. Il presule (“Non perdiamo il treno della storia, non pensiamo di fermare il mare con un pettine”) ha auspicato “l’assunzione da parte dell’Europa di una strategia africana, poiché l’Africa è il nostro alleato naturale”. E un invito esplicito, da Marchetto, ai politici (“inchiodati, in genere, sul tempo del loro corto mandato elettorale”) affinché non siano “miopi” e guardino lontano (“più che del microscopio ci occorre il cannocchiale”).

Fra i relatori della mattina anche l’ambasciatore del Marocco in Italia Hassan Abouyoub (“Il dialogo nasce solo se accettiamo gli altri per ciò che essi sono”), il direttore di “Limes” Lucio Caracciolo (ha proposto “un’area di libero scambio fra alcuni Paesi che si affacciano sul Mediterraneo”), il rabbino della comunità ebraica fiorentina Joseph Levi (ha chiesto “un comitato permanente, a Firenze, su progetti comuni fra ebrei, cristiani, musulmani”), il presidente della Conferenza fra le Chiese europee metropolita Emmanuel De France (“Qualsiasi atto razzistico è negazione della dignità umana e delitto contro lo Spirito Santo”).

Colloquia Mediterranea” si è sviluppata in tre giorni alternando 60 relazioni. È stata presentata una rivista, con lo stesso nome dell’iniziativa. Due strumenti – sottolinea mons. Luciano Giovannetti, vescovo emerito di Fiesole e presidente della Fondazione organizzatrice – per “contribuire ad approfondire la dimensione del dialogo, fondato sulla conoscenza dell’altro, così da sconfiggere i vari pregiudizi”.

Mauro Banchini

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