15 MAGGIO

AVVENIRE del 15 maggio 2011

PACE: TARGETTI, OCCORRE IMPEGNARSI IN 'NUOVA DIPLOMAZIA'

MEDITERRANEO: SPACCA, MACROREGIONE PER NUOVO PROTAGONISMO

MEDITERRANEO: SPACCA, MACROREGIONE PER NUOVO PROTAGONISMO (2)

CHITI, ITALIA SIA STIMOLO FINE CONFLITTO ISRAELE-PALESTINA

A FIRENZE MUSULMANI ED EBREI INSIEME PER LA PACE

LE RELIGIONI NEL MEDITERRANEO: PROBLEMA O RISORSA PER LA COSTRUZIONE DELLA PACE?

GEN VERDE: CONTRIBUTO MUSICALE AL CONVEGNO FIORENTINO

SPACCA AL CONVEGNO INTERNAZIONALE: LA MACROREGIONE PER UN NUOVO PROTAGONISMO

IL MARE DEL DIALOGO E DELL'ACCOGLIENZA


 

 

 

PACE: TARGETTI, OCCORRE IMPEGNARSI IN 'NUOVA DIPLOMAZIA'
Firenze, 15 maggio (ANSA)

''Sul diritto delle città si fonda la pace, che non può più essere delegata, ma deve vedere tutti i potenziali attori impegnati in una 'nuova diplomazia'.
È con questo spirito che da molti anni la Toscana è presente in Medio Oriente e nell'area del Mediterraneo con i suoi progetti di cooperazione''. Lo ha detto questo pomeriggio la vicepresidente della Toscana Stella Targetti aprendo la sessione inaugurale del convegno 'Il Mediterraneo e le città - Colloquia mediterranea', la tre giorni promossa a Firenze dalla Fondazione Giovanni Paolo II e dalla Regione.
L'iniziativa, si spiega in una nota, è nata per avviare una riflessione sulle ricchezze e sulle speranze del Mediterraneo con il coinvolgimento delle istituzioni politiche, del mondo economico, delle religioni e degli universi culturali e per rafforzare in alcuni casi, per promuovere in altri, un dialogo tra le città, le regioni e i popoli del Mediterraneo.
''È con questo stesso spirito - ha continuato Targetti - che in Toscana, istituzioni civili e religiose, mondo del volontariato e semplici cittadini, hanno dimostrato, anche in queste ultime settimane, di fronte alle emergenze umanitarie, di saper essere disponibili, andando oltre la retorica delle parole e mettendosi in gioco in prima persona nella gestione dell'accoglienza''.

 


MEDITERRANEO: SPACCA, MACROREGIONE PER NUOVO PROTAGONISMO
Ancona, 15 maggio (ANSA)

Un passaggio importante della crescita del ruolo internazionale della Regione Marche è stata la Conferenza per lo sviluppo e la sicurezza dell'Adriatico del maggio 2000 al termine della quale i ministri degli Esteri dei Paesi partecipanti hanno sottoscritto, alla presenza della Commissione Europea, la Dichiarazione di Ancona: con essa, Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Italia, Serbia e Montenegro e Slovenia hanno iniziato il percorso dell'iniziativa Adriatico-Ionica, che si inserisce nel quadro dell'attuazione del patto di Stabilità nell'area balcanica.
Partendo da questo insieme di azioni, la Regione Marche vuole ora dare il proprio contributo alla costruzione della Macroregione Adriatico Ionica nel 2014, quando l'Italia avrà la presidenza Ue.
''Il riconoscimento da parte dell'Ue di una Strategia macroregionale per l'area Adriatico Ionica - ha rilevato Spacca - può rappresentare un'importante occasione per avviare un percorso di condivisione delle politiche di sviluppo dell'area e per richiamare l'attenzione dell'Europa sul suo fianco sud-est, forse il più debole tra i quadranti del continente. Nella prospettiva di rafforzare la stabilità di tutta l'area, gli otto Stati membri dell'Iai hanno dato la propria adesione alla strategia, ma occorre sin da ora creare le condizioni affinché ne entrino a far parte anche gli altri Paesi balcanici''.
''È interesse diretto delle Marche e di tutte le regioni italiane che si affacciano sull'Adriatico e lo Ionio, intervenire con forza e convinzione - ha fatto notare il governatore delle Marche - per realizzare una sempre maggiore integrazione, economica, sociale e culturale tra i Paesi dell'area, tale da creare una 'massa critica' in grado di avere dimensione e autorevolezza per riportare su di essa l'attenzione delle istituzioni comunitarie e degli attori dell'economia europea ed internazionale''.
''La Strategia macroregionale Adriatico Ionica - ha concluso - va oltre la semplice cooperazione territoriale tra i Paesi dell'area, si apre all'interazione con processi di costruzione e allargamento dell'Ue, con partner strategici dell'Europa orientale, con gli sforzi di superamento delle crisi nel Mediterraneo, con la gestione dei flussi dei migranti che, proprio in questi giorni, costituiscono una realtà drammatica con cui confrontarsi''.

 


MEDITERRANEO: SPACCA, MACROREGIONE PER NUOVO PROTAGONISMO (2)
Ancona, 15 maggio (ANSA)

''Tra i 'mari del dialogo', nell'ambito della cooperazione mediterranea, si inserisce sicuramente anche il Mare Adriatico. Dopo la seconda guerra mondiale, questo mare è stato trasformato in una parte integrante della cortina di ferro che separava l'Est dall'Ovest, divenendo un'autentica 'linea di frontiera'. Alla caduta del muro di Berlino, quest'area ha registrato crisi di grandi proporzioni come la frammentazione dell'ex Jugoslavia''. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, oggi a Firenze al convegno 'Il Mediterraneo e le città''.
''A fronte di questa situazione - ha proseguito -, un ruolo molto importante è stato svolto proprio dalle città, dalla società civile e dalle Regioni, che si sono fatte carico di una progettualità che ha alimentato la rinascita, intorno al mare Adriatico, di una cultura di speranza, la creazione di uno spazio di pace e cooperazione, in sostanza di una comunità adriatica''.
Spacca ha ripercorso il ruolo delle Marche nella costruzione di un Adriatico di cooperazione e di pace. Numerosi, a partire dagli anni '90, i progetti avviati dalla Regione. Tra gli altri, a Mostar, la costruzione del Reparto di Ortopedia all'Ospedale South Camp e la promozione delle piccole imprese; la riattivazione di reti turistiche ed ambientali a Mostar e Valona: il sostegno ai centri servizi alle imprese di Mostar, Valona e Durazzo, azioni di formazione ed assistenza per la creazione di impresa femminile in Croazia, Bosnia e Albania.
''Nel tempo - ha ricordato Spacca - dai progetti di cooperazione allo sviluppo la Regione Marche è passata a programmi di cooperazione territoriale e transfrontaliera. Tutta la comunità ha progressivamente condiviso questa progettualità avviando reti formali che hanno innervato lo spazio adriatico: il Forum delle città, il network delle Camere di commercio, Uniadrion la rete delle Università e l'Euroregione adriatica.

 


CHITI, ITALIA SIA STIMOLO FINE CONFLITTO ISRAELE-PALESTINA
Firenze, 15 maggio (ANSA)

''È importante riprendere i colloqui mediterranei di La Pira: è non solo un omaggio al sindaco di Firenze ma un segno di attualità. È un dovere per l'Italia trovare una sua funzione di stimolo rispetto all'Europa, è necessario proseguire nel pensiero di La Pira che vedeva un ruolo chiave per le città e per Firenze nella costruzione della pace, nel porre fine al conflitto israelo-palestinese, creando uno spazio per due popoli e due stati, nel promuovere uno sviluppo giusto e nel dare aiuto e sostegno ai paesi del nord africa per l'affermazione della libertà''. Così il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, che oggi partecipa a due convegni sul Mediterraneo, a Firenze.
''I moti spontanei del Nord Africa - prosegue Chiti in una nota, anticipando anche il suo intervento di stasera alla tavola rotonda di 'Politica e società'' l'associazione da lui presieduta - sono il frutto di un processo di maturazione dei principi e dei valori della democrazia che ha segnato quei popoli, soprattutto i giovani con un elevato livello d'istruzione e gli immigrati di ritorno da esperienze all'estero in paesi democratici. È grande l'insoddisfazione, un anno dopo il Trattato di Lisbona, per come l'Unione Europea ha affrontato queste vicende. L'Ue non ha avuto né una politica estera né una strategia comune. Il Mediterraneo - dichiara Chiti - rappresenta un punto cruciale per l'avvenire del pianeta. Qui si gioca una partita decisiva per la pace''.

 


A FIRENZE MUSULMANI ED EBREI INSIEME PER LA PACE
Firenze, 15 maggio (Adnkronos)

''È grande l'insoddisfazione, un anno dopo il Trattato di Lisbona - aggiunge Chiti - per come l'Unione Europea ha affrontato queste vicende. L'Ue non ha avuto né una politica estera né una strategia comune, non è riuscita ad esprimere una posizione comune, se non c'è preparazione ed elaborazione costante e non c'è una analisi comune delle situazioni, è difficile che di fronte a queste crisi che scoppiano improvvise l'Ue si trovi pronta con delle risposte realmente condivise''.
''Il Mediterraneo - dichiara Chiti - rappresenta un punto cruciale per l'avvenire del pianeta. Qui si gioca una partita decisiva per la pace; per una cooperazione capace di determinare le condizioni di uno sviluppo che, ponendo al centro la persona e dunque l'ambiente, assicuri a tutti i popoli una credibile prospettiva di giustizia e progresso; qui può essere sconfitto o viceversa divenire il tornante della storia del XXI secolo quello 'scontro di civiltà' che ha bisogno, per affermarsi, di ridurre le grandi religioni monoteiste a ideologia delle nazioni''.
''La libertà religiosa - afferma l'imam Yahya Pallavicini,- costituisce un valore imprescindibile per la società europea in cui il pluralismo confessionale deve trovare piena espressione e tutela.
Il dialogo e il rispetto dell'altro costituiscono dei doveri religiosi per i musulmani che devono impegnarsi in un cammino di fratellanza anche con le altre componenti della società, sia religiose che laiche''.

 


LE RELIGIONI NEL MEDITERRANEO: PROBLEMA O RISORSA PER LA COSTRUZIONE DELLA PACE?

A Firenze dal 15-17 maggio 2011, si è tenuto il convegno promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II nell’ambito di “Colloquia Mediterranea”

Abbiamo tutti in mente le terribili guerre, giustificate da motivi religiosi, che hanno insanguinato il mediterraneo e non solo, specialmente da quando si è andata consumando la crisi di egemonia dell’impero romano nel “Mare Nostrum”. Le ragioni di questo apparente paradosso tra la dedizione alla preghiera, con l’apertura ad un Mistero più grande che questa implica, e la pulsione ad eliminare l’altro in quanto “contrario”, imboccando spirali di odio e di violenza difficilmente contenibili, sono complesse e solo in parte comprensibili ed identificabili.
Se gli esiti di quanto si è messo in moto tra Nord Africa e paesi arabi a maggioranza musulmana del Medio Oriente non sono prevedibili (..) questa imprevedibilità può essere influenzata anche da quanto potranno seminare incontri come questo che, con il suo tema “Il Mediterraneo e le città”, mette al centro la grande sfida del vivere insieme , avendo come orizzonte la libertà, il pluralismo ed una sicurezza condivisa e solidale; in questa direzione , concorderete che la via maestra risiede nell’impegno permanente per la giustizia, requisito essenziale per trascorrere la vita come benedizione, piuttosto che come fuga dalle paure.
Voi stessi, amici della “Fondazione Giovanni Paolo II” siete uno di questi ed attraverso le vostre opere, tra le quali questo meraviglioso incontro che avete organizzato e che stiamo vivendo con voi in questi giorni , tenete vivo il nome di un profeta dei tempi nuovi, testimone di speranza ed operatore di pace, quale papa Karol Wojtyla, che ha guardato con amicizia ogni persona che ha incontrato nel suo lungo percorso umano ed è stato ricambiato da un amore e da una gratitudine forse senza precedenti, che lo hanno molto aiutato nei durissimi momenti di prova che ha dovuto affrontare.
(Luigi De Salvia, Religions for Peace / Italia)

 


Contributo musicale al convegno fiorentino "Il Mediterraneo e le città"
15 maggio - Firenze

Al Palazzo Medici-Riccardi 3 giorni di convegno sulle "prospettive economiche, culturali e spirituali tra le città, le regioni e i popoli del Mediterraneo" promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II, con interventi di esponenti del mondo politico e diplomatico, di rappresentanti delle varie religioni, alla presenza di numerosi giovani.

Con legittimo orgoglio in apertura viene citato Giovanni Paolo II durante una sua visita alla città: "Senza Firenze e senza la Toscana il mondo sarebbe stato diverso e oggi apparirebbe umanamente più povero". Richiamandosi a questa vocazione di "terra di dialogo" il convegno fiorentino guarda avanti, è solo una prima tappa nel cammino dell'incontro tra universi culturali, religiosi ed economici differenti.

Bastano queste prime battute a farci sentire nelle nostre acque e apriamo la sessione inaugurale con i brani "In famiglia", "La preghiera del bonzo", "Il perdono", "La coperta del mondo"... I nostri paesi d'origine fanno gettare lo sguardo anche oltre il Mediterraneo, quasi a dire che il convegno esprimerà un contributo dal valore universale.

L'applauso è caloroso e lungo. Anche noi ci sentiamo orgogliose di essere "toscane di adozione"...!

       

 


Spacca al convegno internazionale “Il Mediterraneo e le città” di Firenze: “La Macroregione per un nuovo protagonismo dei Paesi adriatico-ionici”
 

Gian Mario Spacca

Firenze, 15 maggio
“Tra i ‘mari del dialogo’, nell’ambito della cooperazione mediterranea, si inserisce sicuramente anche il Mare Adriatico. Dopo la seconda guerra mondiale, questo mare è stato trasformato in una parte integrante della cortina di ferro che separava l’Est dall’Ovest, divenendo un’autentica ‘linea di frontiera’. Alla caduta del muro di Berlino, quest’area ha registrato crisi di grandi proporzioni come la frammentazione dell’ex Jugoslavia. A fronte di questa situazione, un ruolo molto importante è stato svolto proprio dalle città, dalla società civile e dalle Regioni, che si sono fatte carico di una progettualità che ha alimentato la rinascita, intorno al mare Adriatico, di una cultura di speranza, la creazione di uno spazio di pace e cooperazione, in sostanza di una comunità adriatica”. Così il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, oggi a Firenze al Convegno internazionale “Il Mediterraneo e le città. Dinamiche economiche, culturali e spirituali tra le città, le regioni ed i popoli del Mediterraneo” promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II e dalla Regione Toscana, una tre giorni di riflessione sulle ricchezze e sulle speranze del Mediterraneo con il coinvolgimento delle Istituzioni, del mondo economico, delle religioni e degli universi culturali. Tra gli altri, partecipano mons. Agostino Marchetto Segretario emerito Pontificio Consiglio per i migrantes, Laurens Jolles del Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite per l’Italia, Hassan Abouyoub ambasciatore del Marocco in Italia, Lucio Caracciolo della rivista Limes, mons. Jean Benjamin Sleiman arcivescovo di Baghdad, mons. Aldo Giordano osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, Sari Nusseibeh presidente Al Quds University, mons. Stanislav Hocevar arcivescovo di Belgrado, Ibrahim Faltas della Custodia di Terra Santa, Alija Behmen sindaco di Sarajevo, la scrittrice Hoda Barakat, Riccardo Di Segni della Comunità ebraica di Roma.

Spacca ha ripercorso, per la tavola rotonda “Il mare del dialogo”, il ruolo delle Marche nella costruzione di un Adriatico di cooperazione e di pace. Numerosi, a partire dagli anni ’90, i progetti avviati dalla Regione in questo senso. Tra gli altri, la costruzione del Reparto di Ortopedia all’Ospedale South Camp di Mostar, la promozione delle Piccole imprese in questa stessa città, la riattivazione di reti turistiche ed ambientali a Mostar e Valona, il sostegno ai centri servizi alle imprese di Mostar, Valona e Durazzo, azioni di formazione ed assistenza per la creazione di impresa femminile in Croazia, Bosnia e Albania. “Nel tempo – ha aggiunto Spacca – dai progetti di cooperazione allo sviluppo, la Regione Marche è passata a programmi di cooperazione territoriale e transfrontaliera. Tutta la comunità ha progressivamente condiviso questa progettualità, avviando reti formali che hanno innervato lo spazio adriatico: il Forum delle città, il network delle Camere di commercio, Uniadrion la rete delle Università e l’Euroregione adriatica. Inoltre, numerose iniziative culturali, come il Festival Adriatico Mediterraneo ad Ancona, hanno contribuito a stringere legami sempre più stretti e consapevoli tra le due sponde”.

Un passaggio importante della crescita del ruolo internazionale della Regione Marche è stata la Conferenza per lo Sviluppo e la Sicurezza dell’Adriatico del maggio 2000 al termine della quale i Ministri degli Esteri dei Paesi partecipanti hanno sottoscritto, alla presenza della Commissione Europea, la Dichiarazione di Ancona: con essa l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, la Grecia, l’Italia, la Serbia e Montenegro e la Slovenia hanno iniziato il percorso dell’iniziativa Adriatico-Ionica, che si inserisce nel quadro dell’attuazione del patto di Stabilità nell’area balcanica.

Partendo da questo insieme di azioni, ora, la Regione Marche vuole dare il proprio contributo ad un nuovo progetto, quello più ambizioso: la costruzione della Macroregione Adriatico Ionica nel 2014, quando l’Italia avrà la presidenza dell’Ue. “Il riconoscimento da parte dell’Unione europea di una Strategia Macroregionale per l’area Adriatico Ionica – ha concluso Spacca – può rappresentare un’importante occasione per avviare un percorso di condivisione delle politiche di sviluppo dell’area e per richiamare l’attenzione dell’Europa sul suo fianco sud-est, forse il più debole tra i quadranti del continente. Nella prospettiva di rafforzare la stabilità di tutta l’area, gli otto Stati membri dell’Iniziativa Adriatico Ionica hanno dato la propria adesione alla strategia, ma occorre sin da ora creare le condizioni affinché ne entrino a far parte anche gli altri Paesi balcanici. E’ interesse diretto delle Marche e di tutte le regioni italiane che si affacciano sull’Adriatico e lo Ionio, intervenire con forza e convinzione per realizzare una sempre maggiore integrazione, economica, sociale e culturale tra i Paesi dell’area, tale da creare una ‘massa critica’ in grado di avere dimensione e autorevolezza per riportare su di essa l’attenzione delle istituzioni comunitarie e degli attori dell’economia europea ed internazionale. La Strategia Macroregionale Adriatico Ionica va oltre la semplice cooperazione territoriale tra i Paesi dell’area, si apre all’interazione con processi di costruzione e allargamento dell’Ue, con partners strategici dell’Europa orientale, con gli sforzi di superamento delle crisi nel Mediterraneo, con la gestione dei flussi dei migranti che, proprio in questi giorni, costituiscono una realtà drammatica con cui confrontarsi”.


Un Convegno sul Mediterraneo a Firenze
Il mare del dialogo e dell'accoglienza
di Riccardo Burigana

«Un’occasione di confronto e di riflessione sul futuro del Mediterraneo, a partire dalla dimensione del dialogo, sul quale coinvolgere comunità religiose, istituzioni politiche e accademiche nel tentativo, anche alla luce dell’eredita dei colloqui del Mediterraneo del sindaco Giorgio La Pira, di rafforzare il cammino comune tra i popoli e le città del Mediterraneo»: con queste parole, di recente, mons. Luciano Giovannetti, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II, ha voluto presentare il convegno internazionale Il Mediterraneo e le città. Prospettive economiche, culturali e spirituali tra le città, le regioni e i popoli del Mediterraneo. Il convegno, promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II, si tiene a Firenze nei giorni 15-17 maggio, nella Sala Brunelleschi dell’Istituto degli Innocenti e, nella sessione conclusiva, nel Palazzo Medici-Riccardi: la scelta di queste suggestivi luoghi della memoria storica di Firenze risponde a uno degli elementi centrali del convegno, che è stato pensato proprio alla luce del patrimonio storico-religioso del quale Firenze e la Toscana sono testimoni nel mondo. Il convegno si propone così di rendere questo patrimonio sempre più condiviso nella prospettiva di promuovere un dialogo tra uomini e donne di buona volontà a partire dal Mediterraneo. Alla lunga preparazione del convegno hanno preso parte numerosi soggetti, con conoscenze e sensibilità molto diverse, uniti però dalla comune volontà di cercare nuove strade per rafforzare o per aprire la dimensione del dialogo nel Mediterraneo come punto di partenza dal quale costruire una società fondata sulla giustizia per la pace. Fin dalle prime fasi della definizione del programma del convegno, come è stato ricordato in sede di presentazione, è parso chiaro che era fondamentale porre al centro della riflessione sul presente e sul futuro del dialogo del Mediterraneo le tradizioni cristiane e, più in generale, delle comunità religiose, soprattutto dell’ebraismo e dell’islam, la cui storia è strettamente connessa con il Mediterraneo. Nel corso dei secoli la presenza di cristiani, ebrei e musulmani e il loro interagire, talvolta anche fortemente dialettico, mai banale, ha costituito un punto di riferimento nella redazione del programma, senza che questo significasse circoscrivere il convegno a una dimensione ecumenica e interreligiosa, dal momento che si voleva provare a fare incontrare saperi e esperienze dalla diplomazia, dall’economia, dalla politica, dalla ricerca proprio per favorire un dialogo che avesse al centro l’uomo nella sua complessità e nella sua ricchezza. In questo passaggio si è tenuto conto di quanto è stato fatto, in questo campo, soprattutto in questi ultimi anni con i tanti incontri che hanno portato una conoscenza reciproca che va sempre più approfondita così da creare sempre più forti legami tra le comunità religiose del Mediterraneo. Il convegno si articola in cinque sessioni, ognuna delle quali non vuole semplicemente offrire delle informazioni, anche di carattere puramente scientifico, su un tema, quanto proporre esperienze e indicare prospettive per nuove possibilità di dialogo a partire dall’esperienza religiose che animano le sponde del Mediterraneo, tanto che a coloro che concluderanno le singole sessione è stato chiesto di offrire proprio un contributo per il futuro di ricerche e di collaborazioni. Dopo un momento di gioiosa spiritualità del Gen Verde, la prima sessione (Il mare del dialogo) è dedicata al Mediterraneo quale luogo di confronto: in questa sessione, che assume un carattere introduttivo, prenderanno la parola, tra gli altri, il rabbino Riccardo Di Segni sul ruolo delle tradizioni ebraiche nella comprensione dell’importanza della libertà quale elemento in grado di favorire il dialogo tra le religioni nel Mediterraneo e mons. Stanislav Hocevar, arcivescovo di Belgrado, che si soffermerà sull’importanza del dialogo ecumenico e interreligioso nel Mediterraneo anche per i paesi che non si affacciano direttamente sul Mediterraneo ma a essi sono strettamente legati, come è il caso della Serbia; alla posizione della Chiesa Cattolica, anche in relazione alle istituzioni europee, è dedicata la relazione di mons. Aldo Giordano, osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, dopo essere stato a lungo segretario della Commissione delle Conferenze Episcopali d’Europa. La seconda sessione (Città luogo di dialogo?) vuole presentare una riflessione sulla centralità della città nel passato e nel presente del Mediterraneo, con una particolare attenzione alla riconciliazione delle memorie; su questo tema interverrà il sindaco di Sarajevo, Alija Behmen, che porterà la sua esperienza quotidiana di una città che cerca di ripensare il suo passato per costruire un futuro di convivenza delineando un modello che vada al di là dell’esperienza balcanica. Proprio alla dimensione dell’esperienze quotidiane sono rivolte una serie di comunicazioni che completano questa seconda sessione, conclusa da Guido Bellatti Ceccoli, studioso e esperto del dialogo interreligioso. La terza sessione (Culture e religioni nel Mediterraneo), che è stata organizzata in collaborazione con l’Istituto Internazionale Jacques Maritain di Roma, presenta riflessioni e proposte su come culture e religioni possono promuovere il dialogo, attraverso una molteplicità di modalità che vanno dal raccontare le ricchezze spirituali del Mediterraneo fino alla formulazione di programmi di insegnamento e di ricerca in campo ecumenico e interreligioso; in questa sessione particolare rilievo è la presenza di Randa Galal Hussein Ali dell’Università de Il Cairo, che, anche alla luce delle recenti vicende dell’Egitto, parlerà del rapporto tra religioni, culture e città per lo sviluppo della democrazia. Con la quarta sessione (Il mare dell’accoglienza) si vuole trattare il fenomeno dei flussi migratori che sta segnando la vita del Mediterraneo, mettendo in evidenza quanto i cristiani stanno facendo, insieme, con uno spirito ecumenico, come nel caso del Consiglio delle Chiese Europee, con l’intervento del metropolita Emmaunel di Parigi, che è presidente del Consiglio, che ha dedicato una serie di iniziative, dalla pubblicazione di testi a incontri ecumenici, per sollecitare le comunità cristiane e le istituzioni politiche a considerare i migranti come una ricchezza da condividere, combattendo pregiudizi e paure. Questa sessione si conclude con una tavola rotonda di alcuni ambasciatori dei paesi del Mediterraneo, dall’Albania, al Marocco, al Montenegro, chiamati anche a delineare possibili scenari di collaborazione e integrazione tra le sponde del Mediterraneo. Al tema del futuro del Mediterraneo è dedicata la V e ultima sessione del convegno; in questa sessione, dove interagiranno riflessioni sui diritti e sui doveri dei cittadini del Mediterraneo, progetti su ulteriori collaborazioni accademiche, proposte per il superamento dell’ideologizzazione delle memorie storiche; in questa sessione prenderanno la parola anche mons. Jean Benjamin, arcivescovo di Baghdad dei latini e Habeeb Mohammed Hadi Ali Al Sadr, ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede, per ricordare quanto deve essere ancora fatto in quella terra per la giustizia e per la pace. Sul futuro, in Iraq, con la costruzione della cittadella della pace a Baghdad dedicata a Giovanni Paolo II, come in altre realtà del Medio Oriente, la Fondazione Giovanni Paolo II ha investito molto tanto da mettere a disposizione oltre 80 borse di studio per giovani studenti e ricercatori, che da oltre 35 paesi, non solo del Mediterraneo, saranno presenti al convegno, al termine del quale sarà presentato il primo numero della rivista Colloquia Mediterranea, edita dalla Fondazione Giovanni Paolo II, che costituiscono uno degli impegni concreti per promuovere il dialogo fondato sulla conoscenza da parte della Fondazione. Il Convegno, sempre secondo le parole di mons. Giovannetti, vuole gettare dei semi, secondo uno spirito ecumenico e interreligioso, per far creare un mondo diverso nella luce dell’eredità di Giovanni Paolo II, che rivolgendosi ai vescovi della Toscana, nell’aprile 1986, disse che «senza Firenze e la Toscana il mondo sarebbe stato diverso e oggi apparirebbe umanamente più povero».